Il lavoro pratico sui sogni con i Tarocchi

Il lavoro pratico sui sogni con i Tarocchi

Tutti sognano, ma non tutti si cimentano nel lavoro pratico sui propri sogni.

Ciò che sogniamo è come una materia prima grezza da recuperare e trasformare in combustibile per la nostra crescita personale. E’ questo lo scopo dell’interpretazione del sogno: è come un progressivo raffinamento della materia prima onirica, tramite un lavoro creativo sugli elementi sognati.

Il lavoro pratico sui sogni significa innanzitutto interagire con i vari elementi onirici, rivivendoli ed analizzandoli creativamente. Nel metodo dell’OniroTarologia, i Tarocchi vengono utilizzati come supporto per compiere il lavoro pratico sui sogni, aiutandoci a visualizzare le forme simboliche sottostanti al sogno e stimolando le giuste domande per giungere ad un’interpretazione che ci arricchisca.

Vediamo dunque questo processo con un esempio pratico, basato su un breve sogno proposto da una mia amica, Laura.

Il lavoro pratico sui sogni con i Tarocchi

Laura ha intitolato il suo sogno “L’impiegato ostile” e la descrizione è la seguente:

“Sono in ufficio. Dietro una scrivania siede un impiegato che non ho mai visto. Mi odia profondamente e non so il perchè.”

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L’inconscio non esiste: ode ai detrattori dell’inconscio

L’inconscio non esiste!

Questo è un articolo dedicato ai detrattori dell’inconscio e a chi sostiene che l’inconscio non esiste.

“Molta gente dubita dell’esistenza dell’inconscio”, sosteneva Jung nel secolo scorso. Ho la sensazione che questo atteggiamento di scetticismo verso l’inconscio si sia oggi potenziato: sento spesso sollevare questa obiezione quando tengo corsi o seminari di OniroTarologia introducendo l’argomento sogni.

Anzi, ancora peggio: sento frasi del tipo “non voglio dare energia a quelle cose” (va molto di moda dire “dare energia”), “non mi interessa perdere tempo con i miei sogni”, “io vivo solo nel qui ed ora”, “cerco sempre di essere presente a me stesso”, eccetera. Vi sono oggi molti approcci “post new age” che predicano una costante presenza “a se stessi”, cercando di domare e addomesticare l’odiata macchina biologica, considerando inutili o addirittura nocive le sue manifestazioni spontanee. Della serie: “voglio illuminarmi per non provare più dolore e sofferenza!”. 

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