Il simbolo vivente di Adler e i Tarocchi
Ho iniziato la lettura di un libro meraviglioso: “The living symbol” (il simbolo vivente), scritto da Gerhard Adler, uno dei principali esponenti della psicologia analitica fondata da Carl Gustav Jung. E’ un lavoro prezioso, poichè descrive il processo terapeutico di una paziente affetta da claustrofobia attraverso l’interpretazione dei suoi sogni.
La mia “deformazione tarologica” mi porta sempre, quando mi imbatto nella descrizione di un sogno, a ricercare correlazioni con la simbologia dei Tarocchi, e questo può portare ad interpretazioni arbitrarie qualora non si conosca la storia del sognatore e il suo contesto associativo. Ma in questo caso, grazie ai dettagli offerti da Adler sulla paziente, è possibile pervenire ad interpretazioni “onirotarologiche” molto affini a quelle fornite dall’analista.
Il primo sogno della paziente di Adler
Vorrei proporvi una lettura di OniroTarologia del primo sogno della paziente descritto da Adler; come vedrete ritroveremo in questo sogno una stupefacente sintonia con la simbologia dei Tarocchi.
La sognatrice ebbe questo sogno a seguito di uno spaventoso attacco di panico mentre si trovava in montagna. Riporto la descrizione del sogno (è una mia traduzione dall’inglese, che io sappia questo testo non è mai stato tradotto in Italiano):
“Dentro una macchia oscura di forma ovale c’è un’asta di metallo, di color bianco-giallognolo; ad una delle estremità appare un monogramma con i numeri 1 2 4.”
Il lavoro associativo con il terapeuta ispirò alla sognatrice un collegamento con il vessillo del sogno di Costantino contenente il celebre motto “in hoc signo vinces“. Le sue associazioni spontanee ricondussero l’asta metallica ad una bacchetta magica, ad una “chiave” per risolvere il suo conflitto inconscio. Sappiamo infatti che il primo sogno, quando si intraprende un percorso terapeutico, contiene già “in nuce” un’anticipazione dell’intero processo di guarigione.
Lettura onirotarologica del sogno
Se pensiamo ad un ovale con all’interno una bacchetta magica, è immediato per chi conosce i Tarocchi evocare l’immagine del Mondo:

Siamo di fronte ad una potente immagine mandalica, con un elemento centrale iscritto in una circonferenza. E’ un’immagine riequilibratrice che tipicamente appare in presenza di un profondo conflitto inconscio: è un simbolo del Sé junghiano.
Nella visione onirica l’ovale appare come una macchia oscura: le forze dell’inconscio rischiano di soverchiare la sognatrice, ma al suo interno appare, come compensazione, anche la misteriosa “chiave” per la sua guarigione. L’oscurità trasmette la sintomatologia dell’indicibile senso di vuoto e di oppressione provato dalla sognatrice, quello che gli alchimisti chiamerebbero “Nigredo”. Questa visione è avvenuta in montagna, un luogo elevato e dominato dalle energie spirituali, lontano dalle “radici” della terra. Ebbene, il Mondo ha la conformazione “topografica” di una montagna stilizzata: un punto (la cima) all’interno di un cerchio (le pendici della montagna).
Significato dei numeri nel sogno
Procediamo con l’analisi di quella particolare sequenza numerica: “1 2 4”. Adler riconosce in questo monogramma lo sviluppo del simbolo del mandala: 1 rappresenta l’unità, la totalità che esiste nel preconscio; 2 è la divisione di questa totalità in due polarità, due opposti (coscienza e inconscio); con il 4 si compie la costruzione quaternaria del cerchio.
Riformulando questa intuizione con il Mondo dei Tarocchi possiamo pensare all’1 come all’unità dell’Androgino, il 2 come principio maschile e femminile (l’asta e la “boccetta”), il 4 come i simboli degli evangelisti (le quattro funzioni psicologiche armonizzate dal centro riunificatore, ne parlo in questo articolo).
Colpisce in questa progressione la mancanza del 3, un numero maschile e di natura spirituale. Questa omissione è sintomatica per la sognatrice: l’inconscio le dice che la chiave per la sua guarigione consiste nel trascurare la sua enfasi sull’energia maschile paterna e nel privilegiare la natura femminile e materna del 4. Si scoprirà infatti nel corso dell’analisi che la sognatrice aveva sviluppato un atteggiamento unilaterale fondato sul pensiero, frutto di un’identificazione con il padre, sminuendo la componente femminile, a causa di un rapporto negativo con la madre.
E’ anche per questo motivo che il suo terribile attacco claustrofobico è avvenuto proprio in montagna, laddove prevale l’aria rarefatta dello spirito e si è più lontani dalle radici “terrene” che stanno in basso: l’elemento femminile caduto nell’inconscio è tornato con violenza a reclamare il suo ruolo, simboleggiando l’asfissia di una vita ingabbiata dal pensiero e sradicata dalla materia.
Voglio anche sottolineare che l’1 richiama il Bagatto dei Tarocchi, colui che si appresta ad iniziare l’Opera di rimettere assieme le varie parti scomposte di Sé, così come la sognatrice si apprestava ad intraprendere il processo terapeutico con questo primo sogno.
E’ straordinario osservare che il Bagatto impugna maldestramente proprio quella bacchetta magica che si dimostrerà essere la chiave per la guarigione dopo venti Arcani successivi. E di nuovo l’1 torna nel ventunesimo Arcano, che è proprio il Mondo.
